In 500 da Mantova a Roma per difendere il lavoro e i diritti costituzionali

MANTOVA – C’erano anche 500 mantovani, partiti con treni e pullman organizzati dalla Cgil di Mantova, fra le moltissime persone che, ieri in piazza San Giovanni a Roma, hanno manifestato in difesa del lavoro, dei diritti e dei principi fondamentali contenuti nella Costituzione. C’era la Cgil in piazza, che ha organizzato la manifestazione insieme ad altre cento associazioni, ma c’erano i cittadini, i lavoratori, la gente comune che vuole impedire che la Carta e i valori e diritti contenuti in essa vengano messi in pericolo. Il diritto a un lavoro stabile, non precario, libero e di qualità e ancora il diritto alla salute e a un servizio sanitario pubblico, senza dimenticare il diritto all’istruzione, il contrasto alle povertà, il diritto a un ambiente sano e sicuro e una politica orientata alla pace.

“Come ha detto Maurizio Landini, questa piazza – spiega Daniele Soffiati, segretario generale della Cgil di Mantova presente ieri a Roma – è composta da coloro che vogliono tenere unito, e non diviso, questo Paese. Ciò che ci unisce è la via maestra della Costituzione: da oggi comincia una nuova lotta per la sua applicazione, per l’applicazione del diritto al lavoro, alla salute, alla casa, all’istruzione. Diritti resi sempre più fragili in un contesto in cui si è poveri anche lavorando e in cui la sanità è sempre più privatizzata”.

Una piazza, quella di ieri, che come ha ricordato Landini dal palco è composta da cittadini provenienti da associazioni laiche, cattoliche, reti di cittadinanza. “Le nostre diversità – ha detto il segretario nazionale della Cgil – sono diversità che ci uniscono e io penso che ci siano due fatti nuovi che parlano al paese: non siamo venuti come singoli, siamo qui come persone che hanno una caratteristica comune: per vivere abbiamo bisogno di lavorare o se siamo pensione abbiamo lavorato una vita”. Tema centrale quello del lavoro che non deve più essere precario ma sicuro, stabile e pagato il giusto: “Per iniziare a contrastare davvero l’inadeguatezza di tante, troppe retribuzioni – ha aggiunto Soffiati – è il momento di introdurre in Italia il salario minimo orario”. Sempre dal palco Landini ha spiegato come spesso le narrazioni sui migranti e sull’invasione ingannino: “sono più i giovani italiani che vanno all’estero rispetto agli stranieri che vivono nel nostro Paese”, ha detto.

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