Giù le mani dalla pensioni, nel convegno di Bolzano Spi Mantova e Bolzano criticano la manovra finanziaria del governo

BOLZANO – “Pensioni, un impegno senza fine” è il titolo del convegno in corso Bolzano organizzato in collaborazione fra lo Spi Lgr Agb di Bolzano e lo Spi Cgil di Mantova. Sono intervenuti Alfred Ebner, segretario dello Spi di Bolzano, Ferdinando Colleoni, segretario dello Spi di Mantova, Daniele Gazzoli, segretario generale dello Spi Cgil Lombardia, e Tania Scacchetti segretaria generale dello Spi Cgil Nazionale.
Le pensioni che non si rivalutano abbastanza rispetto alla crescita dell’inflazione e ancora la conseguente perdita del potere d’acquisto da parte dei pensionati. Tutto ciò rende chiaro quanto una vera riforma pensionistica sia sempre più urgente e le riforme previste dal governo nell’ultima manovra di bilancio non vanno nella direzione richiesta da pensionate e pensionati dello Spi.
Anche per questo le pensionate e i pensionati sono scesi in piazza a Mantova venerdì 29 novembre a sostegno dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro le politiche di governo che non rispondono alle esigenze delle persone e dei lavoratori e dei giovani, oltre che dei pensionati.

“Alla data del 31 dicembre 2023 – ha detto Colleoni nel suo intervento – il numero dei pensionati nel nostro paese era pari a circa 16,2 milioni, dei quali 8,4 milioni le donne e solo 7,8 milioni i maschi, con un costo complessivo lordo a carico INPS pari a 347 miliardi di euro. Ma, a fronte di un numero più consistente (52%), il reddito medio da pensione per le donne risulta di molto inferiore a quello degli uomini: dei 347 mld € pagati da INPS, solo 153 mld vanno alle donne, e il loro reddito medio da pensione è pari solo a 1.524, 35 € lorde a fronte di quello degli uomini pari a 2.056,91 €. Il “Rapporto” offre inoltre alcuni dati interessanti anche sul fronte del lavoro dipendente. All’incremento occupazionale non ha corrisposto un incremento dei salari tale da compensare l’inflazione. salari sono cresciuti mediamente del 6,8%, a fronte di una crescita dei prezzi di più del doppio (15-17%). Ancora: dopo una maternità, le donne subiscono un calo dei redditi annui di circa il 76%, e tornano ai livelli precedenti solo dopo 5 anni, e inoltre, dopo un figlio, la possibilità di uscita dal lavoro sale del 18% per le lavoratrici. Infine, i giovani, che risultano sotto impiegati e sottopagati: a fronte di una retribuzione media annua 2023 del lavoro dipendente pari a quasi 26mila€ lordi, gli under 30 guadagnano poco più di 14mila €, con evidenti riflessi negativi anche sulle future pensioni. C’è dunque un problema di genere e un problema legato alle nuove generazioni. I dati evidenziano la necessità di interventi urgenti e “le gravi lacune di approccio dell’attuale governo”. Nel complesso, dal “Rapporto” emerge una situazione con parecchie tinte negative per il futuro”.

 

Precedente

Prossimo