Intesa per i 6mila addetti delle cooperative sociali: «Basta appalti da fame»

MANTOVA. Mercato mosso, quello delle cooperative, dove gli esempi virtuosi convivono con realtà spregiudicate, che sguazzano nel mare del massimo ribasso e spremono i dipendenti. La novità è che adesso l’universo della cooperazione sociale – a Mantova largo seimila lavoratori – si è dato un assetto ordinato, che tutela sia i dipendenti, nel perimetro delle proprie mansioni, sia le coop, nel loro rapporto con i committenti.

Da oggi i soggetti pubblici (soprattutto) e privati che bandiscono le gare d’appalto non potranno imporre prezzi al di sotto della linea della legalità tracciata con l’accordo integrativo territoriale. Il primo per Mantova, frutto di due anni di confronto del Comitato misto paritetico provinciale della cooperazione sociale. L’ambito di applicazione è quello dei servizi sociosanitari ed educativi, e delle realtà che si occupano dell’inserimento nel mercato del lavoro di persone svantaggiate. Attività su cui poggia il sistema di welfare locale. Attività travolte dalla pandemia come e più delle altre.

«Un momento storico» scandisce Magda Tomasini di Fp Cgil, che ha firmato l’accordo insieme a Daniela Busseni (Uil Fpl), Daniele Grieco (Uiltucs), Rosanna Magnani (Cisl Fp), Gildo Comerci (Fisascat Cisl), Monica Ploia (Federsolidarietà), Emanuele Gollini (Confcooperative) e Paolo Rinoldi (Legacoop). Sindacati e associazioni datoriali non nascondono le divergenze e gli ostacoli lungo il percorso di una trattativa tosta, che ha inanellato questioni di carattere normativo e temi economici.

Ma il compromesso raggiunto soddisfa tutti, perché «dà valore agli operatori e alla cooperazione sociale». Aspetto fondamentale, l’accordo (vincolante) si applica anche alle coop che hanno sede altrove ma operano nel territorio mantovano. La materia è complessa, e i punti del contratto disegnano una lunga lista. Tra gli altri, sul fronte dei lavoratori, la “mensilizzazione” dell’orario che, incrociata all’istituto della banca-ore, garantisce una continuità di retribuzione ai dipendenti, storicamente soggetti all’andamento capriccioso di un mercato discontinuo. Oggi sei carico di lavoro, domani stai fermo, dopodomani chissà. Con tanto di buchi previdenziali. Le parti hanno raggiunto un’intesa anche rispetto al nuovo Premio territoriale di risultato che, introdotto dall’ultimo contratto collettivo, sarà pagato a partire dal 2023. Ma già quest’anno verrà riconosciuta ai dipendenti una somma a titolo di “mitigazione degli effetti della pandemia sul comparto”.

A tutela delle cooperative, nel loro rapporto con i committenti, all’accordo sono allegate le tabelle del costo del lavoro, che dovranno costituire il riferimento per le future basi d’asta. E per la rivalutazione degli affidamenti in corso. Non potrà più capitare che una cooperativa si porti a casa un appalto stracciato, per poi rivalersi sui dipendenti per starci dentro. Welfare alla rovescia.

Igor Cipollina dalla Gazzetta di Mantova del 25 febbraio

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