MONICA VIVIANI
20 GENNAIO 2022
MANTOVA. L’altra faccia della ripartenza produttiva dopo i lockdown sono ben 13 infortuni sul lavoro al giorno e quasi il 40% in più di malattie professionali provocate in gran parte da movimenti ripetitivi o sforzi fisici eccessivi.
Lo zoom sulla nuda fotografia dei dati Inail scattata nel Mantovano tra gennaio a novembre 2021 è della Cgil e guarda oltre un calo di incidenti che rischia di ingannare perché paragonato a un anno di attività pesantemente bloccate dall’emergenza pandemica. E quello che il suo segretario provinciale con delega alla sicurezza sul lavoro Mauro Mantovanelli ha visto «non è accettabile» ci dice. Non è accettabile «registrare 13 infortuni al giorno che, anche se in calo rispetto a un anno prima, restano comunque troppi». Perché «dietro i dati statistici ci sono vite spezzate e ricadute gravissime sull’esistenza dei lavoratori e delle loro famiglie». Perché «sono anni che denunciamo a chi deve intervenire che la sicurezza deve essere una priorità del Paese».
Ma eccoli, i dati. Sono stati 4.338 gli incidenti sul lavoro tra gennaio e novembre, 218 in meno rispetto ai 4.556 del 2020 con un calo del 4,7%. Di questi 6 sono stati mortali. Parliamo, mediamente, di ben 13 infortuni al giorno. Ad aumentare, e parecchio, sono invece le denunce di malattie professionali che nella nostra provincia passano da 96 a 156, ben il 38,4% in più rispetto al 2020 con una crescita più elevata della media nazionale che è stata del +24,1%. Se nei primi undici mesi dello scorso anno gli infortuni in Italia sono stati 502.458, con un incremento del 2,1%, di cui 1.116 mortali, 35 in meno rispetto al 2020, le malattie professionali hanno fatto registrare 50.804 denunce, circa diecimila in più nel giro di un anno.
La denuncia di Mantovanelli è di quelle pesanti: «Le cause degli infortuni sono legate, per lo più, a comportamenti che bypassano le procedure di sicurezza con la finalità di aumentare la produzione. Si tratta di una fretta incosciente per recuperare il terreno perduto con i vari lockdown e cercare di massimizzare questo periodo di ripresa economica».
Come spiega il sindacalista, il Governo, dopo il pressing del sindacato, ha tentato di intervenire con il decreto legge del 21 ottobre 2021 «che rafforza poteri e dotazioni dell’ispettorato del lavoro e inasprisce le sanzioni alle imprese». La normativa prevede inoltre che sia attivato a livello provinciale, tra Ats e Ispettorato, un coordinamento delle azioni di vigilanza «che, se organizzato nel tempo, risulterebbe utile e positivo, ma che deve vincere le “resistenze” registrate in questi mesi» aggiunge il sindacalista mentre invita a «mettere da parte “gelosie” o vecchi rancori tra enti per cominciare ad entrare nello spirito del Decreto che è quello di aumentare e coordinare meglio le visite ispettive con più forze in campo».
Ispezioni che sono «fondamentali e non è un caso che i settori più colpiti siano costruzioni, agricoltura e piccole o piccolissime imprese dove i controlli risultano più difficili».
E non meno allarmanti sono le malattie professionali con quell’aumento in particolare di discopatie e affezioni di sinoviali, borse, tendini, legamenti e tessuti molli causate da movimenti ripetuti degli arti superiori o da fasi di movimentazione manuale, di traino e spinta di carichi con elevato sforzo fisico e posizioni posturali dannose protratte nel tempo.
«In una fase di forte aumento dei cicli di produzione – sottolinea Mantovanelli – bisogna prestare attenzione all’organizzazione del lavoro e attivare i confronti previsti dalla legge con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, come la riunione periodica dove vanno valutati i fattori di rischio specialmente per i movimenti ripetitivi. Troppo spesso i delegati ci segnalano e denunciano che questi confronti vengono fatti male e in fretta. Addirittura in molti luoghi di lavoro il documento valutazione rischi non è aggiornato da anni e non rispecchia la realtà».
Insomma il punto è sempre quello e Mantovanelli non si stanca di ripeterlo: «Servono maggiori controlli degli enti, un rapporto collaborativo e non conflittuale con gli Rls, un vero salto culturale dei datori di lavoro». Perché «le lavoratrici e i lavoratori sono sempre più a rischio e non è pensabile non intervenire». E «la sicurezza non è un costo ma un investimento».
(dalla Gazzetta di Mantova del 20 gennaio 2022)