Cassa integrazione, boom di richieste a gennaio nel mantovano. I dati Inps e il commento delle categorie CGIL Mantova

MANTOVA – Se il buongiorno si vede dal mattino il 2024 non sembra essere un anno molto positivo per le realtà produttive del nostro territorio. Secondo quanto riportato sul sito dell’Inps, infatti, a gennaio sono state autorizzate, complessivamente, 766213 ore di cassa integrazione e di queste 518608 sono ore di cassa straordinaria, ossia collegata a crisi strutturali, mentre 247605 di ordinaria richiesta per crisi momentanee. Se confrontiamo questo dato con dicembre 2023 e gennaio 2023 il momento di crisi appare ancora più evidente. A gennaio dell’anno scorso le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate dall’Inps in provincia di Mantova erano 58540 e solo di cassa ordinaria, mentre a dicembre dello stesso anno le ore complessive sono salite a 139645, sempre solo di straordinaria.

Quindi anche a livello locale, come evidenziato da diversi quotidiani a livello nazionale, si registra un forte balzo della richiesta dell’ammortizzatore sociale da parte delle aziende del territorio che, evidentemente, si sono trovate di fronte a difficoltà legate al mercato, al calo di commesse, all’aumento dei costi delle materie prime e al reperimento delle stesse per diverse cause, tra cui i conflitti in corso e la situazione nel golfo dello Yemen.

La Cgil di Mantova ha provato a tastare il polso della situazione a livello locale cercando di proporre in quadro della situazione nei vari comparti produttivi. A livello di analisi generale emerge che sembrano essere maggiormente colpiti settori come quello tessile e del gomma plastica e per quest’ultimo non è proprio una consuetudine la richiesta di ammortizzatori sociali. Così come non lo è per il comparto agroalimentare che, però, ha già aperto 5 richieste di ammortizzatori sociali. In difficoltà pare essere anche il settore della meccanica agricola, dove si evidenzia una calo di commesse. Secondo una stima effettuata dalla Cgil di Mantova, in base ai numeri forniti dalle categorie interessate, sono coinvolti circa 5mila lavoratori.

Abbiamo fatto il punto con le categorie della Cgil per avere un nostro punto di vista sull’attuale situazione.

La Filctem Cgil Mantova, che si occupa dei lavoratori del tessile, della chimica e della gomma-plastica, segnala, nel 2024, un deciso incremento delle ore di cassa integrazione, soprattutto ordinaria rispetto al 2023. “Da inizio anno – spiega Andrea Loddi, segretario generale della Filctem Cgil Mantova – sono già state 43 le aziende che hanno richiesto la cassa integrazione, soprattutto ordinaria, per circa un migliaio di lavoratori nel complesso. A essere colpiti sono il settore tessile, la ceramica e quello della gomma-plastica. Per quanto riguarda il tessile registriamo la flessione della produzione è iniziata già nel 2023, con numeri importanti che non si registravano da un po’. La situazione di crisi si sta protraendo anche nel 2024. A sorprendere ancor si più gli stessi sindacalisti della Filctem è la flessione registrata nel 2024 dal comparto del gomma plastica “come non si vedeva da un po’ “evidenzia il segretario”. A detta del sindacato i motivi del ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle aziende sono legati al calo delle commesse, al quale si aggiunge, ma in maniera meno rilevante, la difficoltà di reperire materie prime a causa della crisi nel mar rosso e nel golfo dello Yemen. “A incidere sull’attuale situazione economica di difficoltà – aggiunge Loddi – è anche l’inflazione molto alta che porta a un calo di consumi e a una riduzione drastica del potere d’acquisto con conseguenze che ricadono sugli ordini che diminuiscono, negozi vuoti e aziende che lavorano meno”.

La Fiom Cgil Mantova da inizio anno ha registrato una trentina di richieste di cassa integrazione da parte di aziende del settore metalmeccanico che vede coinvolti, all’incirca, oltre 2mila lavoratori nel complesso. “Crediamo – spiega Marco Massari, segretario generale della Fiom Cgil di Mantova – che fino all’estate c’è la possibilità che la situazione possa peggiorare e le richieste aumentino, visto il contesto socio economico che si sta concretizzando. La speranza è che nella seconda parte dell’anno il trend si inverta e la situazione migliori, ma non è così scontato”. Secondo il segretario della Fiom a causare questa situazione di crisi è “il mercato in flessione e lo stiamo vedendo in particolare nel comparto della meccanica agricola, molto importante per il nostro territorio. In questo campo un po’ tutte le aziende sono in sofferenza”. In flessione anche il comparto automotive e dell’acciaio, ma “almeno per il momento non in modo drammatico e tale da determinare il ricorso agli ammortizzatori sociali” conclude Massari.

Nel comparto del legno e della lavorazione dei lapidei, evidenzia il segretario generale di Fillea Cgil Mantova Fatbardh Kushi “abbiamo in cassa integrazione tre grosse aziende per un totale di circa 500 lavoratori. Si tratta di casse perlopiù già iniziate nel 2023 e prolungate anche quest’anno, mentre una situazione di cigo è prevista da marzo a giugno”. Secondo Kushi a determinare questo ricorso agli ammortizzatori sociali sono diversi fattori: “Si tratta di richieste di cassa integrazione collegate, perlopiù, al calo di commesse e, soprattutto per quanto riguarda il legno, al blocco degli investimenti causato dalle oscillazioni del mercato nel contesto europeo, soprattutto in Germania, e dai tassi bancari molto alti”.

Un po’ a sorpresa nel 2024 anche un comparto come quello agroalimentare, che negli ultimi anni raramente ha dovuto fare ricorso agli ammortizzatori sociali, quest’anno evidenzia alcune criticità, come sottolinea Ivan Papazzoni, segretario della Flai Cgil di Mantova: “Per quanto ci riguarda – spiega – abbiamo già 5 situazioni di aziende che eseguono lavorazioni sulla carne suina che hanno già fatto richiesta di ammortizzatori sociali, in particolare parliamo di cassa di solidarietà. Questa modalità prevede la riduzione dell’orario fra i dipendenti in modo che si lavori tutti, ma un po’ meno. Complessivamente parliamo di circa 200 lavoratori coinvolti in queste situazioni”. A causare il ricorso a questi ammortizzatori, secondo la Flai Cgil di Mantova, è “la situazione dei mercati di riferimento per il settore, messi in crisi dalla peste suina. Ma dobbiamo considerare fra le cause anche l’aumento dei costi di produzione che, spesso, non riesce a essere assorbito dalla vendita alla grande distribuzione e per alcune realtà, per questo, risulta più conveniente non lavorare, e fermarsi, che produrre in perdita”. Secondo Papazzoni si tratta di “segnali preoccupanti per settori che, di solito, non hanno questi problemi e rappresentano eccellenze delle nostre produzioni territoriali”.

Nel comparto del commercio emergono alcune difficoltà legate, in particolare , alla richiesta di casa integrazione ordinaria effettuata da una grande azienda del settore e qualche richiesta legata a settori commerciali di aziende del metalmeccanico. Complessivamente – precisa David Gabbrielli, segretario generale della Filcams Cgil di Mantova – parliamo di oltre 600 lavoratori coinvolti e si tratta di casse integrazioni iniziate già nel 2023 e prorogate quest’anno”. A determinare questa situazione, secondo Gabbrielli sono state motivazioni legate alle “oscillazioni del mercato”.

Permangono situazioni di cassa integrazione che si protraggono da tempo anche per i settori della carta e delle telecomunicazioni per circa un centinaio di persone. “A determinare queste situazioni che si trascinano da tempo – spiega Alessandra Grossi, segretaria della Slc Cgil di Mantova – sono l’andamento del mercato, la crisi energetica e la flessione di ordini. Ma per alcune realtà si tratta di crisi difficilmente reversibili”.

“I segnali che arrivano dai settori industriali del territorio – conclude Mauro Mantovanelli, segretario confederale della Cgil di Mantova con delega alle politiche industriali – vanno monitorati con attenzione e ci preoccupano. L’industria Italiana e Mantovana va non solo salvaguardata, ma ampliata cercando elementi che favoriscano nuovi insediamenti industriali. Sviluppare infrastrutture, promovuere l’innovazione, pensare una politica economica diversa fondata sulla leva re-distributiva del fisco, sulla contrattazione e sul rilancio degli investimenti. Sono questi gli aspetti da implementare. Le grandi transizioni ambientali e tecnologiche richiedono un cambiamento profondo ed urgente degli indirizzi di politica economica e sociale. Nella Legge di bilancio del 2024 non c’è alcuna svolta su politiche industriali e investimenti in grado di creare lavoro e affrontare le tante crisi aziendali aperte per questi motivi la Cgil ha messo e metterà al centro questi temi nelle mobilitazioni territoriali e nazionali”.

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